Non si può avere prosperità mortificando il risparmio.
Non si può rinforzare il debole, indebolendo il forte.
Non si può far crescere la fratellanza stimolando l'odio di classe.
Non si può aiutare chi guadagna uno stipendio, molestando chi glielo paga.
Non si può aiutare il povero, distruggendo il ricco.
Non si può creare una vera sicurezza con denaro prestato.
Non si possono evitare difficoltà spendendo di più di quello che si guadagna.
Non si possono formare carattere e valore, togliendo all'uomo l'iniziativa, la libertà e l'indipendenza.
Non si possono aiutare gli uomini per sempre, facendo per loro ciò che devono e possono fare da soli.
(Abraham Lincoln)

domenica 25 marzo 2012

LA SOCIETA' ITALIANA OSTAGGIO DELLA FINANZA

La famiglia italiana è fragile e ostaggio dei poteri finanziari; il Censis nel rapporto annuale sulla situazione del Paese mostra una società piegata dal non governo della finanza globalizzata,  una società che mostra un sentimento di stanchezza collettiva e talvolta di inerte fatalismo verso la risoluzioni di grandi temi. Il Censis ci dice che l'Italia appare come un Paese isolato, perchè restiamo fuori dai grandi processi internazionali ed inoltre abbiamo una Europa che ci detta l'agenda. 
"I nostri antichi punti di forza - sottolinea il Censis - (la capacità di adattamento e i processi spontanei di autoregolazione nel welfare, nei consumi, nelle strategie d'impresa) non riescono piu a funzionare. Viviamo esprimendoci con concetti e termini che nulla hanno a che fare con le preoccupazioni della vita collettiva (basti pensare a quanto hanno tenuto banco termini come default, rating, spread) e alla fine ci associamo, ma da prigionieri, alle culture e agli interessi che guidano quei concetti e quei termini".

Il Censis mostra altresì un calo generalizzato dell'occupazione regolare, mentre l'occupazione sommersa sembra dare prova di tenuta.
 
"I cittadini e le imprese si trovano a fare i conti con un sistema dei servizi che mostra evidenti segnali di criticità": lo sottolinea il Censis nel 45esimo Rapporto sulla situazione del Paese spiegando che "la politica di riduzione della spesa pubblica che ha contrassegnato gli ultimi 3 anni, e che segnerà anche il biennio 2012-13, realizzata in molti casi attraverso tagli lineari, sta lasciando il segno". In particolare il trasporto pubblico locale, già "inadeguato" è stato "drasticamente ridimensionato".
L'80% delle famiglie Italiane dicono NO alla previdenza integrativa, il costo in relazione allo stipendio disponibile è eccessivo.
Alle difficoltà di tipo economico contribuiscono anche "grandi zone d'ombra e profonde lacune informative, che si aggiungono - sottolinea il Censis - alle difficoltà strutturali che la previdenza integrativa incontra nel suo diffondersi", proprio in virtù del fatto che i lavoratori più giovani, principali destinatari di questi strumenti, "si trovano in buona parte a dover fronteggiare i rischi connessi all'instabilità lavorativa nel presente". I capifamiglia fino a 40 anni giudicano "prematuro perché troppo giovane" l'adesione alla previdenza integrativa (per il 40%), o anche "troppo costoso per il mio stipendio" (per il 37,6%). Oltre la soglia dei 40 anni viene giudicato da un 36% "ingiusto pagarla se già pago i contributi" e "troppo costoso" da un altro 28,5%.

IL 98,4% degli immigrati farà studiare i propri figli - Una buona parte degli stranieri immigrati nel nostro Paese dimostra ottimismo e fiducia verso il futuro, convinta di essere entrata "in un circuito di crescita, non facile né senza ostacoli, ma progressivo".

In quest'ottica, rivela il Rapporto del Censis, la formazione scolastica viene vista dagli immigrati come lo strumento più importante per garantire un percorso di crescita, tant'é che il 98,4% di questi farà studiare i propri figli, a fronte di un 20% che pensa che studieranno il minimo indispensabile (quota che per gli italiani si attesta al 29,5%). E' forte quindi negli immigrati la certezza che il grado di conoscenza possa migliorare nel complesso la qualità della vita dei propri figli, rappresentando uno strumento di riscatto sociale.

Comuni sull'orlo del default sociale- Le risorse che i Comuni destinano al sociale nell'ultimo triennio hanno subito tagli pesantissimi: basti pensare che il Fondo nazionale per le politiche sociali è passato dal 2008 al 2011 da 929,3 milioni di euro a meno di 220 milioni, il Fondo per la non autosufficienza nel 2011 non è stato finanziato, e sforbiciate profonde sono state date anche agli altri fondi sociali nazionali. A rivelarlo è il Censis nel Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2011 presentato oggi. Oltre il 40% delle risorse per il sociale dei Comuni è impiegato per famiglie e minori, il 21,2% per gli anziani, una quota simile per i disabili e il 7% circa per la lotta alla povertà.

A subire l'impatto negativo dei tagli saranno in primo luogo loro, ma anche gli occupati nel sociale. Nell'immediato futuro il rischio di default sociale nei Comuni - secondo il rapporto del Censis - è nelle cose, perché avranno molte meno risorse a fronte di un ipotizzabile brusco incremento di domanda sociale indotto, tenuto conto che sono stimate in circa 1,8 milioni le famiglie che escono dal rischio povertà grazie ai trasferimenti sociali, molti dei quali sotto tiro. Inoltre tra il 2016 e il 2010 sono aumentate del 14,6% le famiglie in condizione di deprivazione, che ora sono 4 milioni, é aumentato di oltre 1 milione (sono 4,1 milioni in totale) il numero di famiglie che hanno intaccato il patrimonio o contratto debiti.

Le coppie con figli in povertà assoluta sono aumentate del 37%, le monogenitoriali in povertà assoluta sono aumentate del 72,3%, le famiglie numerose in povertà assoluta sono aumentate del 41,6%. E le famiglie senza alcun componente occupato sono diventate almeno 2,5 milioni e in cui vive poco meno del 6% dei minori.





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