Non si può avere prosperità mortificando il risparmio.
Non si può rinforzare il debole, indebolendo il forte.
Non si può far crescere la fratellanza stimolando l'odio di classe.
Non si può aiutare chi guadagna uno stipendio, molestando chi glielo paga.
Non si può aiutare il povero, distruggendo il ricco.
Non si può creare una vera sicurezza con denaro prestato.
Non si possono evitare difficoltà spendendo di più di quello che si guadagna.
Non si possono formare carattere e valore, togliendo all'uomo l'iniziativa, la libertà e l'indipendenza.
Non si possono aiutare gli uomini per sempre, facendo per loro ciò che devono e possono fare da soli.
(Abraham Lincoln)

giovedì 30 maggio 2013

FINANZA COMPORTAMENTALE: POSSIBILI SOLUZIONI

Oggi parleremo delle possibili soluzioni agli errori che la maggioranza degli investitori commette in campo finanziario; questi errori, in gergo tecnico, li chiameremo "bias" e rappresentano in realta' "pregiudizi"; nel corso del mese prossimo tratteremo  una dozzina di errori che influenzano le scelte di investimento.
Partiamo dai due che sono ritenuti i piu' rilevanti in finanza comportamentale: l'iper-ottimismo e l'eccessiva confidenza (overconfidence).

Il primo porta ad effetti indesiderati proprio perche' sovrastima la probabilita' di esiti favorevoli che portano a commettere errori di valutazione nel formulare delle stime; l'eccesso di sicurezza, invece, ha a che fare con la considerazione di noi stessi, delle nostre conoscenze e delle nostre capacita'; chi e' overconfidence crede di sapere piu' di quanto non sappia, e di essere piu' bravo di quanto non sia.In generale si sente superiore alla media e pensa di poter dominare fenomeni , come l'andamento dei mercati finanziari, che in realta' sfuggono al suo controllo. Ad aumentare il grado di overconfidence contribuisce poi l'errore di conferma, che porta gli investitori a dare troppa importanza alle informazioni che supportano il loro personale punto di vista e al contrario a sottovalutare o non considerare, quelle che lo contraddicono.
In particolare. sono due gli errori tipici della fase successiva a quella decisionale: l'errore di attribuzione e quello del "senno di poi". Con il primo si tende ad incolpare altri ( amici e consulenti) per gli errori di scelta commessi, e al contrario lodare se stessi per le decisioni andate a buon fine; l'errore del "senno di poi" si riferisce ,invece, a un giudizio in retrospettiva che ci porta a pensare che l'esito di un determinato evento fosse ovvio e prevedibile gia' al momento in cui abbiamo preso la decisione, mentre in verita' era giustificabile e comprensibile solo a posteriori.
Un altro errore , di tipo emozionale, e di assoluta rilevanza, e' il "rimpianto" che ci provoca il renderci conto di aver fatto una scelta sbagliata. Il rimpianto per sua natura si verifica ex-post, ma puo' condizionare la scelta anche ex-ante; Infatti, la paura di prendere una decisione sbagliata, e poi di rimpiangerla, puo'  bloccare gli investitori ed impedire loro di scegliere;il rimpianto ha un impatto psicologico piu' forte del rammarico, che si prova per non aver preso una decisione che invece si sarebbe rivelata corretta; cosi' come all'omologazione a determinati comportamenti di massa che ci offre la possibilita' di condividere gli sbagli riducendo il rammarico ed i suoi effetti negativi.
FINE PRIMA PARTE.

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