Non si può avere prosperità mortificando il risparmio.
Non si può rinforzare il debole, indebolendo il forte.
Non si può far crescere la fratellanza stimolando l'odio di classe.
Non si può aiutare chi guadagna uno stipendio, molestando chi glielo paga.
Non si può aiutare il povero, distruggendo il ricco.
Non si può creare una vera sicurezza con denaro prestato.
Non si possono evitare difficoltà spendendo di più di quello che si guadagna.
Non si possono formare carattere e valore, togliendo all'uomo l'iniziativa, la libertà e l'indipendenza.
Non si possono aiutare gli uomini per sempre, facendo per loro ciò che devono e possono fare da soli.
(Abraham Lincoln)

sabato 21 aprile 2012

ABOLIZIONE DEL CONTANTE....UNA SCELLERATA INTUIZIONE

La Gabanelli, passa dalle inchieste, ben condotte che hanno attirato la stima del grande pubblico ad una sconcertante puntata di Report in cui si fa promotrice di una sconsiderata idea "Aboliamo il contante".
Di seguito pubblichiamo integralmente l'articolo dell'economista Francesco Carbone del sito USEMLAB, che ben descrive pubblicando la lettera in risposta di Marcello Mazzilli, inviata alla trasmissione.
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Credo che chiunque ieri sia rimasto sconvolto dalla trasmissione Report di raitre, interamente dedicata alla proposta di abolizione del contante. Per il momento mi limito a proporre questa lettera di Marcello Mazzilli, autore del manuale "Stato No Grazie".  
Chi mi conosce sa che sono un libertario. Un liberale e un liberista all'ennesima potenza cioè. Qualcuno che non solo ritiene che la scuola o la pensione debbano essere private, ma anche la sanità, le strade e persino la giustizia.

Potrete quindi comprendere le mie reazioni alla trasmissione di ieri sera di "Report" su RaiTre dove, andando oltre la "mission" di inchiesta della trasmissione, la conduttrice Milena Gabanelli e la giornalista Stefania Rimini si sono prodigate nell' "immaginare" (uso il termine loro) un sistema sociale e fiscale dove venisse abolito il contante. L'intento non era per nulla accademico. Nella testa delle due signore c'è una reale applicazione al sistema Italia, tant'è che sono andate a proporlo direttamente al Presidente del Consiglio Mario Monti. Quest'ultimo, visibilmente imbarazzato, è stato quasi costretto a dire che "ci penserà" ma ha dovuto giudicarlo (e se lo dice lui!) un po' "pesante").

Sull'onda della rabbia ho deciso di scrivere alla redazione...

Salve,
        vi scrivo perché sono INORRIDITO dal servizio che avete mandato in onda ieri sera. INORRIDITO.

In fondo vi illustrerò un SISTEMA DI STATO LIBERALE che garantisce l'assistenza ai deboli ma non crea uno stato "orwelliano" come quello da voi descritto.

In nome di una legittima lotta all'evasione avete proposto infatti un sistema che a suo confronto il romanzo "1984" di George Orwell è "La casa nella prateria" ! Ma stiamo scherzando ?!!!?!?

innanzitutto... il vostro programma dovrebbe fare inchieste, trovare dati, ascoltare opinioni (ed è per quello che l'ho apprezzato in tutti questi anni)  e non darne di proprie, facendo a tutti gli effetti politica con i soldi dei contribuenti.

Dopodiché... ma davvero volete "immaginare" un sistema in cui lo Stato (lo stesso stato che dà centinaia di migliaia di euro ai partiti senza chiederne contabilità, che non sa se gli esodati sono 65.000 o 350.000, che non sa calcolare se i politici nostri prendono meno o più della media europea, che non sa comunicare quante auto blu abbiamo, etc etc...).. questo stato... conosca tutto dei suoi cittadini !??!?!

Che sappia quale giornale compro (Libero o  L'Unità' )
Che sappia che squadra tifo
Che medicine compro
Dove vado in vacanza
Se ho l'amante
Se guardo film porno
Se investo nel fondo finanziario A o quello B
etc etc...

Ma siamo impazziti ?!?!

Non voglio neanche pensare poi a situazioni sul modello Argentina... qualora i soldi in banca venissero completamente bloccati dal governo. Una cosa del genere con i contanti non sarebbe possibile.

A seguire ho poi illustrato cosa potrebbe "immaginare" (torno ad usare le loro espressioni) un liberale o un libertario come me.

Libertario sì. Ma sono anche una persona realista e pragmatica. Vivo e lavoro in questa Italia dove la cultura dell'assistenzialismo (della solidarietà coatta cioè, se la si guarda stando dall'altra parte) permea tutta la società e sono convinto che il mio vicino di casa, anche se probabilmente guadagna più di me, non accetterebbe mai di buon grado un sistema "libertario".

Come coniugare allora liberalismo e solidarietà nel modo più indolore possibile? Come garantire da una parte l'assistenza ai più deboli (ragione sociale "ufficiale dello Stato) e dall'altra la libertà economica e quindi una bassa tassazione e una competizione tra più soggetti per la fornitura dei servizi (che oggi invece sono offerti in monopolio dallo Stato)? Come progettare un sistema sociale e fiscale che pur assistendo le persone e garantendo loro condizioni "minime" di sussistenza (e attenzione.. parlo di un livello occidentale a cui la gente è abituata) le incentivi a non adagiarsi nello stato assistenziale ma a produrre di più per "arricchirsi"?

1) LIVELLO MINIMO DI STATO

Innanzitutto definiamo cosa ci aspettiamo come livello minimo di servizi dallo Stato. Io non includerei ad esempio il salvataggio del caprilo garganico, la festa di Sant'Ilario e il corso di italiano per extracomunitari. Dallo stato minimo ci si può aspettare una copertura sanitaria, la scuola per i propri figli, una pensione di anzianità, e poco più.
Giusto per darvi un parametro di misura sappiate che lo Stato italiano spende circa 1.500 € / anno a testa per ciascuno di noi per garantirci una copertura sanitaria, oppure che spende circa 78.000 € per garantire 13 anni di studi ad un ragazzo (da recuperare poi in 40 anni di vita lavorativa, cioè in 1.950 € all'anno).

2) LIVELLI MINIMI SUL MERCATO

Le stesse persone dovrebbero poi essere messe in condizione di acquistare sul mercato altri beni e servizi di cui possono avere bisogno. Cibo, innanzitutto, vestiti (certamente non abiti firmati), energia elettrica e altre utenze. Dovrebbero avere un tetto sulla testa (una stanza arredata per i single, magari un appartamento per una famiglia di 4 persone). Oggi la soglia di povertà è stabilita all'incirca sotto i 5.000 € annui

3) IDENTIFICAZIONE DEL REDDITO MINIMO DI CITTADINANZA

Diciamo che sommando le risorse necessarie al punto 1 e al punto 2 possiamo identificare una cifra minima al quale ogni cittadino "ha diritto" (dovrò offrire più di una cena per farmi perdonare dai miei amici libertari per questa espressione). Per semplicità di calcolo stabiliamo questa cifra in 10.000 €/ anno (non dovremmo essere troppo lontani).

4) STATO PEREQUATIVO MA NON FORNITORE

Dobbiamo ora intendere lo Stato come un ente che metta tutti in condizioni di avere questo reddito. Lo stato cioè dovrebbe avere un ruolo perequativo. Questo dovrebbe essere il suo ruolo principale. Non quindi di fornitore di servizi, ma di redistributore di risorse.
Un cittadino disoccupato riceverebbe dallo Stato tutti i 10.000 € di cui avrà bisogno. Un cittadino sotto occupato, ad esempio con un reddito di 6.000 € in un anno, avrebbe diritto ad una integrazione del reddito di 4.000 € / anno per raggiungere i fatidici 10.000 €.
Appare evidente che questi cittadini (disoccupati o sotto occupati) sono ricchissimi di una risorsa preziosa per il nostro Stato sociale: il tempo. Essi quindi potranno lavorare gratis per la collettività così da compensare quanto ricevuto dallo Stato, svolgendo "lavori socialmente utili" come pulire le città e i parchi, assistere gli anziani, etc... Ovviamente una persona che guadagna 9.900 € dedicherà poche ore in un anno alla collettività, mentre chi guadagna 2.000 € / anno (e ottiene dalla comunità 8.000 €) dovrà lavorare molto per "ringraziare" la società dei soldi ricevuti. 

E' importante comprendere che il tutto sarebbe legato ad un rapporto libero e volontario. Chi non vuole entrare nel gioco dei 10.000 € può starne fuori. Egli cioè non chiede il reddito di cittadinanza (o l'integrazione) e non deve nulla alla collettività. Ad esempio studenti, casalinghe, etc.. possono restare "a carico" dei familiari se lo desiderano.

5) COMPETIZIONE SUL MERCATO

A questo punto a tutti è garantito di avere 10.000€ in tasca all'inizio dell'anno. Si parte. I cittadini potranno acquistare i servizi di cui hanno bisogno dove desiderano. Dallo Stato o da privati, questi in libera concorrenza tra loro. Se ad esempio mi voglio assicurare con lo Stato per le cure mediche, darò 1.500€/anno al Servizio Sanitario Nazionale, altrimenti sarò libero di dare cifre simili ai loro omologhi privati. E' possibile che vi siano privati più competitivi sul prezzo, altri più costosi ma da me giudicati più performanti. Ciascuno liberamente sceglierà. E subito evidente che con un sistema del genere il ceto povero "ci va pari" mentre gli altri, in particolare il ceto medio (cioè il 70% dei cittadini) ci guadagna. Infatti questi potranno, magari integrando con qualche centinaio di euro extra, acquistare servizi che prima (dovendo pagare prima lo Stato) gli erano preclusi e che erano abbordabili solo dal ceto ricco.

6) LE TASSE AI "RICCHI"

Tutti coloro che guadagnano sopra i 10.000 € (la nostra soglia di reddito di cittadinanza) pagheranno le tasse solamente per la parte eccedente i 10.000€. Per cui chi guadagna 11.000 € pagherà le tasse solo su 1.000 €. Chi guadagna 300.000 € pagherà le tasse su 290.000€ .. e così via. Quante tasse pagare? Ovviamente questo dipende da quanti servizi vogliamo includere nel paniere minimo, da quanta gente sta sotto i 10.000€ e con che stipendi, etc.... Ma credo che per un sistema del genere un 20% di tasse sia più che sufficiente. Per questioni di giustizia, da liberale, questo 20% dovrebbe essere fisso. Un'aliquota unica, flat, indipendentemente dal reddito maturato o dalle modalità di ottenimento dello stesso (lavoro, rendita da capitale, affitto, etc...)

7) IL RESTO

Altre cose potrebbero essere lasciate allo stato e finanziate secondo il consumo che ciascun cittadino fa delle risorse pubbliche (cioè "tasse di scopo.. le più corrette"). Ad esempio se un cittadino vuole allacciarsi alla fogna, paga l'allaccio alla fogna (tanto quanto costa). Se un cittadino vuole che gli si ritiri l'immondizia pagherà un tot all'anno secondo quanto il Comune di residenza richiede, etc... Per pagare le strade ad esempio le tasse sui carburanti sono un buon sistema.. soprattutto equo. Tralascio qui ogni ragionamento sugli importi (che sono almeno il doppio di quanto dovrebbero essere).. ma il funzionamento delle tasse sulla benzina è, per un liberale, formalmente corretto. tanto usi la macchina tanto paghi (tanto inquini, tanto usi le strade, i ponti, etc...)

CONCLUSIONI

Un sistema simile sarebbe, a mio avviso, il miglior sistema che un liberale possa aspettarsi dagli stati moderni. Uno stato leggero, che si occupi di redistribuire le risorse ma che ci lasci liberi sul come spendere i nostri soldi. Il sistema garantirebbe standard minimi di servizio per tutti ma incentiverebbe gli "assistiti" ad uscire dal circolo dell'assistenzialismo. Garantirebbe comunque a tutti libertà di scelta per i propri consumi, competizione tra pubblico e privato (probabilmente, alla lunga, il pubblico come fornitore di servizi scomparirebbe.. ma questa è una mia idea). Il ceto medio, la maggioranza della popolazione, ci guadagnerebbe in risorse e in libertà.

Un sogno...Chissà.. Cominciamo a parlarne almeno.

Marcello Mazzilli

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