Nell'ultimo anno, oltre alla crisi che si e' accentuata nei Paesi periferici dell'Europa, stiamo assistendo ad una vera e propria "guerra delle monete".
Al centro del movimento il dollaro americano che nel giro di un anno è passato da 1.50 dollari contro euro a poco piu' di 1,20 per poi risalire da luglio ad oggi ad 1,30.
L'economia americana segna il passo e Ben Bernanke ha deciso , come sapete, di iniettare 85 miliardi di dollari al mese sui mercati per sostenere il suo Paese; il Presidente della Federal Reserve ha anche dichiarato di mantenere i tassi praticamente a zero fino al 2015.
Il dollaro si e' naturalmente indebolito nei confronti dell'euro e cio' ha consentito, nel periodo estivo, una maggiore competitività delle aziende esportatrici made in Usa; in realtà la svalutazione del dollaro è stata un po' inferiore alle attese degli analisti per due motivi:il primo perche' strutturalmente il dollaro e' una moneta forte e sarà sempre l'unita' di misura e di scambio di tutte le materie prime e delle transazioni finanziarie; dall'altro perchè l'Europa ha talmente tanti problemi interni che nemmeno l'euro ha beneficiato appieno delle mosse del quantitative easing americano e del nuovo "salva-stati".
In questo contesto, nemmeno l'economia cinese spinge come un tempo e lo yuan si è rivalutato meno che in passato nei confronti del dollaro usa;
Dove troveranno rifugio i capitali finanziari in cerca di un guadagno con poco rischio?
Molti pensano ai mercati emergenti, ma i Paesi del BRIC tutto possono sopportare tranne che una eccessiva rivalutazione mentre anche le loro economie stanno frenando seccamente.
Che fare dunque?
Il consiglio , tranne nel caso di puntare su economie stabili e forti ma con ritorni reali vicini allo zero, come nel caso di Svizzera, Norvegia e Canada , è quindi di ancorarsi al vecchio dollaro e sfruttare le oscillazioni di cambio che inevitabilmente in questi periodi saranno molto piu' volatili.
Buona fortuna.
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